Secondo la Cassazione chiedere con insistenza alla badante (dell’anziano suocero) di consumare un rapporto sessuale non è reato ove le sollecitazioni non superino il limite, moralmente deprecabile ma penalmente irrilevante, della grottesca ed inurbana richiesta di “amori ancillari”.

E’ quanto ha stabilito la Suprema Corte con la sentenza 16 luglio 2019, n. 31195 nel valutare la responsabilità penale (ritenuta sussistente in primo grado) di soggetto imputato del reato di cui agli artt. 56 e 609-bis c.p., per avere tentato, minacciandola del licenziamento, di usare violenza sessuale nei confronti di persona che prestava servizio presso la sua abitazione in qualità di badante della suocera dell’imputato.

L’imputato è stato assolto già dalla Corte d’Appello non risultando adeguatamente dimostrate attraverso le acquisizioni accusatorie l’ipotesi di reato contestata all’imputato (e dunque l’esistenza di minaccia), mentre per quanto riguarda le insistenti richieste di avere rapporti, esse, per quanto deprecabili, non sono state commesse con violenza e minacce donde l’esclusione del reato.